Il progetto si focalizza sulle seguenti varietà locali, popolazioni dinamiche con un’origine storica e un’identità definita, spesso più variabili geneticamente rispetto alle cultivar moderne.
Tali varietà sono state largamente abbandonate in seguito alla Rivoluzione verde, epocale cambiamento avvenuto nell’agricoltura a partire dalla seconda metà del XX secolo, e per questo sono ampiamente considerate a rischio di erosione genetica ed estinzione. Le antiche varietà locali sono legate alle tradizioni alimentari dei territori di coltivazione e la loro perdita contribuisce alla scomparsa della biodiversità locale, unitamente alla memoria storica. La grande variabilità genetica e adattabilità che caratterizza queste cultivar è fondamentale per accrescere la base genetica erosa delle cultivar moderne, le quali sono altamente selezionate. Ciò che si vuole realizzare è un adattamento varietale delle specie più moderne grazie a geni utili che possono essere forniti dalle cultivar antiche, per l’adattamento a nuovi patogeni e a stress abiotici (siccità, aumento delle temperature).
Microsperma
“Quarantini” e “cinquantini”, sono mais a ciclo precoce/medio-precoce da farina da polenta. Hanno altezza ridotta, piccole cariossidi vitree ricche in carotenoidi e di colore arancione intenso a quasi rosso; appartiene a questo gruppo il celebre ‘Marano’, cultivar obsoleta originaria della provincia di Vicenza e diffusasi nell’Italia settentrionale tra le due guerre mondiali, quarantini della zona del Garda e ‘Agostanello’.
‘Nostrano dell’Isola’
Gruppo di landrace originarie della zona della provincia di Bergamo denominata “Isola”; sono caratterizzate da cariossidi vitree e pannocchia allungata e cilindrica.
Ottofile
Mais da polenta con cariossidi grandi di forma tendenzialmente sferica disposti su otto file. Verranno considerate le varietà ‘Ottofile di Codera’, ‘Ottofile tortonese’ e ‘Ottofile del Garda’. Il mais ‘Ottofile di Codera’ era tradizionalmente coltivato dagli anziani di Codera di Novate Mezzola (SO) fino agli anni ’80 del Novecento. La coltivazione di questa landrace continua grazie all’Associazione Amici della Val Codera.
‘Rostrato di Val Chiavenna’
Il mais ‘Rostrato di Val Chiavenna’ è coltivato almeno dagli inizi del ‘900 e oggetto di studio dal 2016 da parte del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia in collaborazione con la Comunità Montana della Valchiavenna.
‘Scagliolo di Carenno’
Varietà coltivata da secoli nella provincia di Lecco. Ha una scarsa resa, ma un’elevata qualità e la sua coltivazione richiede poche risorse idriche, ben adattandosi ai territori più aridi.